mercoledì 25 gennaio 2017

6. Città di carta di John Green // #ZIAM

Titolo - Città di carta
Scrittore - John Green
C.E. (ita) - Rizzoli
P.D.V. - Prima persona
Genere - Contemporaneo YA
Pagine - 396

Quentin Jacobsen è sempre stato innamorato di Margo Roth Spiegelman, fin da quando, da bambini, hanno condiviso un’inquietante scoperta. Con il passare degli anni il loro legame speciale sembrava essersi spezzato, ma alla vigilia del diploma Margo appare all’improvviso alla finestra di Quentin e lo trascina in piena notte in un’avventura indimenticabile.
Forse le cose possono cambiare, forse tra di loro tutto ricomincerà. E invece no. La mattina dopo Margo scompare misteriosamente. Tutti credono che si tratti di un altro dei suoi colpi di testa, di uno dei suoi viaggi on the road che l’hanno resa leggendaria a scuola. Ma questa volta è diverso. Questa fuga da Orlando, la sua città di carta, dopo che tutti i fili dentro di lei si sono spezzati, potrebbe essere l’ultima.




'Città di Carta' è un libro 'un po' strano' e unico nel suo genere. Ma d'altronde chi decide la distinzione fra 'strano' e 'normale'? Fa un po' paura scrivere una recensione su un must come John Green, soprattutto dopo essere rimasta apatica con 'Colpa delle stelle', ma dopo che un utente Goodreads mi ha chiesto riguardo questo libro, ho deciso di estendere il mio pensiero a tutti. Con questo titolo sembra un po' che stia andando a recensire un libro della saga della Clare, ma no...in quest'opera non ci sono stregoni sexy.
'Città di Carta' era una scommessa fra me e Green, una scommessa persa dopo pochi capitoli e che non sono mai stata così contenta di perdere perché il velo nerd-intellettuale che riesce a mettere nei suoi romanzi mi ha sempre attirato; perché con questo libro è riuscito a farmi prendere una bella cotta sia dal punto di vista stilistico che narrativo, è molto particolare nonché davvero coinvolgente.
Sono sempre stata attratta dai libri il cui scopo è la morale e lo stile aforistico di Green non poteva non creare un libro riflessivo. Mi ha letteralmente tenuta legata per 2 giorni alla lettura, qualsiasi cosa facessi pensavo sempre che sarei andata in astinenza se non fossi tornata subito a leggerlo.
Ma veniamo al dunque. Chi si accinge a leggere la trama per la prima volta penserà che la protagonista sia Margo. No, non è lei. Allora è Quentin? No, non è lui. Il vero protagonista è il mistero. Il mistero che si nasconde in ognuno di noi, che a malapena conosciamo noi e figurarsi se lo conoscono gli altri. Il mistero che ci accingiamo a nascondere mostrando solo venature di carta.
Il libro si divide essenzialmente in due parti e se proprio non vogliamo ritornare alla metafora della carta (ampiamente trattata), possiamo arrivare a quella di un frutto, una bella arancia saporita. Questo libro è diviso in due parti come un arancia è divisa in buccia e polpa, nonché in spicchi costituiti dai capitoli. 
Ora immaginiamo che la buccia sia la prima parte, non solo perché quando mangiamo un frutto iniziamo togliendo la buccia ma perché la prima parte fa da anteprima e copertina di cosa troveremo dopo. Quentin narra che il suo miracolo è stato incontrare Mago Roth Spiegelman, la stessa ragazza idealizzata che una notte bussa e apre la sua finestra e gli chiede di trascorrere un'avventura indimenticabile nel panorama di Orlando, che lascerà dietro di sé una scia di indizi come se fosse in un thriller, sparendo improvvisamente.
Ed eccoci arrivati alla polpa. Dopo anni di silenzi, Quentin pensa che ci sia stata finalmente una svolta e che possano tornare amici come da piccoli, o forse qualcosa in più. Le offre la comprensione che sembra non aver ricevuto mai da nessuno, ma in realtà torniamo al fatto che si deve fuggire da noi stessi per comprenderci davvero e dopo che abbiamo piena consapevolezza di noi stessi, possiamo capire gli altri. Si deve invece mettere alla ricerca della sua Margo, togliendole man mano un velo di Maya schopenhaueriano.
Molti hanno cercato il realismo in questo romanzo, ma nei romanzi di Green non serve (anche se non so fino a che punto non sia realistico un personaggio come Quentin)! Il bello della letteratura è proprio questo, non come nella matematica che 2+2 deve fare per forza 4, nella letteratura si può parlare della vita attraverso caleidoscopiche metafore, conoscendola anche da questo punto di vista, non so se mi spiego. Per quando riguardo i personaggi quello che ho preferito maggiormente è stato proprio Quentin, colpo di fortuna che sia proprio lui la voce narrante, e l'amicizia di questo trio.
Le parte più intrigante è senza dubbio che si svolge tutto 'on the road', molto frenetica e da leggere tutta d'un fiato, come si sussegue un po' l'adolescenza, il diventare adulti e poi quando ci si arriva si rimane sospesi e allibiti. Da tutta una vita progettiamo il futuro e quando arriva, non è come ce lo aspettavamo e beh, le cose sono più brutte viste da vicino.
Stuzzicante il fatto che l'idea parte dalla realtà e che le città di carta esistano per davvero, per poi svilupparsi nel geniale immaginario di Green.
Enigmatico finale che lascio non detto per un consigliatissimo di John Green, il quale riesce ad affrontare questi temi con un senso di spensieratezza e nostalgico spirito libero, passatemi il termine, 'margoghiano'.


    

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