lunedì 7 novembre 2016

L'antifemminismo è così socialmente inaccettabile?

L'Occidente vi ha mangiato il cervello quindi arriva il "femminismo" dal metodo cristiano

Non avrei immaginato che a così poca distanza di tempo avrei scritto un altro post sul femminismo, ma se lo faccio vuol dire che c'è altro e tanto bisogno di parlare di questa tematica e delle diverse problematiche collegate ad essa.
Innanzitutto, per capire bene cosa intendo io per "antifemmismo" vi consiglio di leggere questo articolo "Davvero serve ancora il femminismo?" che ho scritto precedentemente. 
Personalmente credo che la parola "antifemminismo" è così socialmente inaccettabile perché avete paura della differenza e preferite discutere con persone che la pensano uguale a voi, ma così vi avviso che non permettete al vostro pensiero di svilupparsi e approfondirsi, o a cosa servirebbe il confronto altrimenti?
Inizio invece col voler porre la vostra attenzione su un'animazione realizzata da Bruno Bozzetto per sensibilizzare riguardo l'iperattività nei bambini, ma che trovo che sia molto azzeccata con l'alone che pregna il concetto generale che voglio proporvi con questo ulteriore post, dato che il "tipo di femministe" di cui parlo ovvero quelle che non sanno nulla del femminismo se non la definizione del loro pseudo-dizionario, che assomigliano terribilmente agli occhioni di questo video. 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un tweet di Harry Shum Jr in cui non ha voluto definirsi "femminista" ma che approfondirò in seguito e più precisamente, sono state le risposte cariche di saccenteria e odio che ha ricevuto poiché sono arrivati a dirgli pure che « doveva guarire » e a chi lo difendeva che « doveva andare un po' più in là per continuare a supportare i "suoi cari maschi sessisti" ».  Sì, sto parlando di una persona che si definisce "femminista" e non mi pare necessario sottolineare che so che non tutte le femministe sono così ma allo stesso tempo mi pare opportuno ribadire la tristezza data dal fatto che nel 2016, anzi siamo quasi nel 2017, ancora non si è abbattuta, in femministe o non, l'analogia automatica "maschio = sessista". Ma la modernità che tanto acclamate dov'è? 
Ma comunque, questo non è stato l'unico fatto che mi ha spinto a scrivere di nuovo di questo tema.

Se fate un veloce giro su internet, troverete notizie in cui la scrittrice Chimamanda Ngozi Adichie, che vi ho citato già nell'altro post, ha dissentito riguardo il "femminismo" che esplica la cantante Beyoncé, con cui ha collaborato nel 2013 alla canzone "Fearless" della stessa cantante. Il giornalismo si sa, non è sempre una fonte certa, ma ciò non toglie che se il fatto fosse vero, io la considererei una cosa molto grave all'interno dello stesso movimento femminista.
Non appoggiare completamente un'altra persona che si considera in buona fede "femminista" semplicemente perché « dà spazio alla necessità di avere un uomo al proprio fianco » e quindi di base si considera il femminismo in maniera diversa? Perché? Non andrebbe contro lo stesso femminismo?
Ciò non toglie ovviamente il valore del suo lavoro e nel frattempo che ci sono, vi consiglio di vedere questo interessantissimo video della stessa Chimamanda di una mezz'oretta circa, in cui c'è il discorso sul femminismo che è stato l'input per la stesura del libro. 

Riprendo però dicendo che purtroppo, allo stesso tempo le femministe attaccano gli altri quando non vogliono definirsi "femministi". Ma decidere da quale parte andare grazie a della sana coerenza? E se uno ha un proprio ideale di femminismo non vi va bene, se non ce l'ha non vi va bene uguale...Ma LASCIARE LA LIBERTÀ DI CREDERE IN QUEL PARE E PIACE?
In America molti personaggi famosi preferiscono discostarsi sia dallo stesso concetto di "femminismo" parlando invece di "girl powering" (come tempo fa la stessa Beyoncé faceva prima di passare all'etichetta più incisiva di "femminista") o "equalism" o "egalitarism" o "antisexism" o introducendo addirittura quello di "antifemminismo" come il caso di Lana Del Rey che non è interessata al dibattito femminista poiché crede che « una donna che si sente abbastanza libera può fare ciò che vuole » e addirittura lo preferisce perché secondo la sua idea « sembra come se avesse scelto un sentiero di sottomissione, ma lei è una donna moderna di oggi in molti modi. Paga e lavora duro ma è sua scelta avere alla fine della giornata un uomo dominante » ma d'altronde chi non lo aveva capito prima che lo dicesse lei stessa, vuol dire che ha solo sentito i suoi album e non esattamente ascoltato. 
In tutto questo non vedo alcun problema, chi vuole definirsi e chi no e quindi?


Quest'etichette diverse ma che vogliono portare allo stesso risultato accadono perché è normale che le persone ragionino col proprio cervello prendendo ad esempio le proprie esperienze di vita, come il caso di Harry Jr Shum che vi avevo citato prima e che su Twitter, alla domanda posta da una fan che chiedeva « se fosse un femminista » ha risposto che « è un umanista che vuole uguaglianza per tutti ». 
Il termine che ha utilizzato è senza dubbio improprio poiché l'"Umanesimo" è una corrente filosofica che non c'entra nulla con l'uguaglianza per tutti, anzi che parte da un concetto completamente diverso, ovvero quello dell'uomo valorizzato dalle sue capacità intellettive, ma dando per scontato che lui intendeva il concetto di "egualitarismo", dov'è il problema se non vuole definirsi "femminista"?
La scusa che molti credono che non si utilizza perché si considera "una brutta parola" è un'invenzione delle stesse femministe e che personalmente trovo un modo che porta solamente addirittura all'autoghettizzazione; vi parlo da femmina così che non possiate associarmi l'analogia di "maschio = sessista" ma se poi con l'autodefinirmi "egualitaria" volete comunque chiamarmi "sessista", bene, sono sessista ma non offendetevi poi se allo stesso tempo vi dico che il valore di questo parere è uguale a zero dato che non è ben argomentato. 
Se volete definirvi "femministe" nessuno vi sta togliendo questo diritto, non voglio far assolutamente passare questo messaggio o farei la figura di quella che soffre della Sindrome di Stoccolma, ma per la vostra coscienza vi consiglio sia di non usare questa etichetta solo per nascondervi dietro di essa, e sia di lasciare il diritto agli altri di potersi non definire "femminista" senza che si venga considerati peggio di avvoltoi assassini poiché dato che a vostro modo credete nel femminismo, dovete credere pure nel fatto che ognuno può avere il proprio punto di vista anche sullo stesso femminismo come lo stesso, quello buono e innocente, afferma.
Considerate stupidamente la lingua italiana come sessista ed è una grande ironia della sorte che essa si vendichi si dica "IL femminismo" che risulta dunque un termine maschile. Sessista, eh? Poi però vedo ancora in giro femministe che dicono "avere le palle" come se il coraggio fosse una prerogativa maschile facendo scattare questa continua voglia di emulazione. Ma guarda caso Sigmund Freud in psicoanalisi con le sue teorie sull'"invidia del pene" da parte delle femmine, sociologicamente parlando è tutt'ora molto attuale.

Perché ho deciso di inserire nel sottotitolo "l'Occidente vi ha mangiato il cervello"? Perché alla base della concezione dell'Occidente ci sta il capitalismo e non trovate simpatico che la metafora sembri calzare a pennello? Lo sviluppo industriale assoggettato al capitalista, crea con i macchinari dei prodotti perfettamente uguali e chi non è uguale, viene beatamente scartato. 
C'è molta più libertà rispetto a prima, ok ma la libertà che intende l'Occidente capitalisticamente parlando significa sottintendendo che si è liberi sì, ma liberi di pensarla come loro poiché se nel femminismo non la pensi come loro, a loro piace affermare che « non hai capito nulla del femminismo » e no magari che ognuno ha un cervello autonomo per decidere da quale parte stare.
Fortuna che chi ha un cervello proprio che non si lascia condizionare, potrà capire il concetto che cercherò di riesporre qui di seguito ciò che ho detto anche nell'altro post. 


La cosa buona di tutta questa situazione è che mi sono accorta che la definizione di "femminismo" nei Google anglosassoni dà giustizia allo stesso termine senza farlo perdere di significato e testualmente cito "the belief that men and women should have equal rights and opportunities" e cito Google no perché credo che il dizionario non sia importante, ma perché sto parlando a dei webbini a cui è più accessibile ma se volete, riprendendo il dizionario Oxford ed esso definisce "the advocacy of women's rights on the ground of the equality of the sexes", quando invece se cerco nel Google Italia spunta "la posizione di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi". Mhh? Notato qualcosa?
Come vi ho proposto nello scorso post, vorrei porre di nuovo la vostra attenzione su questo concetto, consapevole del fatto che quasi nessuno leggendo questo post, si va a rivedere l'altro: « Il femminismo si occupa di "diritti delle donne" e ciò non cozza con "la parità politica, sociale ed economica fra i sessi" ugualmente non cozza nemmeno col concetto di "egualitarismo" poiché è una concezione politico, sociale ed economica per cui si crede debba esserci l'uguaglianza per tutti, che si occupa realmente di tutti, agisce su tutti non come il femminismo che giustamente si deve occupare di diritti delle donne ».
Tutti questi problemi si creano soltanto col femminismo poiché ha questa strana capacità di autoghettizzarsi pur di accontentare tutti. Nel "Black Lives Matter" si è consapevoli che si combatte per i diritti dei neri e coloro che dicono che invece si deve occupare di tutti non hanno capito nulla ma allo stesso modo, perché nel femminismo vi fa così paura dire "io difendo i diritti delle DONNE"? L'uguaglianza dei diritti è un concetto semplicemente SOTTINTESO ma no che viene prima come nell'"egualitarismo" e non è perché arriva qualcuno a dirmi « sei misandra perché ti occupi solo di donne e non di uomini » non capendo che aumentando i diritti delle donne non vuol dire che diminuiscono quelli degli uomini, io dovrei mettermi a dire "oddio, forse dovevo dire "uguaglianza", e ora?" ma piuttosto rido e dico "va bene, i fagioli sono un argomento meno impegnativo di cui parlare?" con tutto il rispetto per i fagioli, ma continuerò a dire « il femminismo si occupa dei diritti delle donne » perché è così e no come lo intendete voi scambiandolo per "egualitarismo", quella che davvero credete come brutta parola. 
In questo modo continuate a fare danni solo allo stesso femminismo perché se si vuol liberamente definire "femministi" in questa maniera prima si deve spiegare il modo con cui si intende questa parola.

L'idea dei miei post è che il femminismo non dovrebbe occuparsi di tutte le disuguaglianze come possono essere le disuguaglianze razziali o che riguardano le discriminazioni tutt'ora purtroppo esistenti riguardo il proprio orientamento sessuale ad esempio, cosa su cui per antonomasia si spinge ultimamente o non si direbbe "il femminismo veramente si occupa di tutti" pur di giustificarsi (ecco perché parlo di ghettizzazione) perché PERDEREBBE DEL SUO SIGNIFICATO PURO, ma solo nel caso in cui come nel "femminismo intersezionale" si sta parlando di diritti per una donna che ripeto può essere indonesiana e pansessuale e povera, ma DONNA, D O N N A e no indistintamente per le altre caratteristiche ovvero perché indonesiana o pansessuale o povera. Il femminismo e l'egualitarismo NON SONO LA STESSA COSA anche se vogliono raggiungere lo stesso obiettivo quindi entrambe giuste, e potete dirmi che è solo una questione di etichetta per cui passa in secondo piano dato che è importante la sostanza, ma il linguaggio è ciò che rende la realtà accessibile a tutti così com'è quindi un po' di rilevanza ce l'ha eccome! Vi faccio un esempio: se io definisco con un aggettivo una mela e dico quando è gialla o quando è rossa, il messaggio che passa è completamente diverso, indipendentemente dal fatto che devo prima presupporre che il mio interlocutore sappia cosa significa "giallo" o "rosso"; come prima, se è troppo impegnativo cambio semplicemente discorso e ripropongo a qualcuno che ha la durezza intellettuale di capire cosa dico.
La differenza fra "femminismo" ed "egualitarismo" sta nel fatto che nel secondo si vuol raggiungere l'uguaglianza "mantenendo la propria identità di donna" e no come "emulazione dell'uomo", ad esempio: indosso i pantaloni perché mi piacciono e li trovo comodi e no perché i pantaloni sono un simbolo maschile perché in epoche passate erano indossate solo dai maschi e io voglio essere come i maschi. Non ho bisogno di essere come i maschi per esplicare la mia libertà!
Fortuna che Oriana Fallaci fu una di quelle che socialmente parlando aprì la strada alle donne che volevano indossare i pantaloni, senza alcun bisogno di definirsi femminista e perché semplicemente così le veniva più facile lavorare e cos'hanno fatto le femministe dell'epoca se non definirla "sporca maschilista"? Lei non credeva che la donna valesse meno perché è scontato che a donna vale tanto quanto l'uomo, scontata nelle persone che considero degne di serietà e degne di dibattito...per il resto, per gli ottusi non è che c'è un granché da fare a livello intellettivo nemmeno dichiarandosi "femminista" alle loro orecchie se non aggirare l'ostacolo e parlare direttamente di "egualitarismo".
Oppure la donna che decide di non avere figli è considerata una super femminista al contrario di una donna che decide di costruire una famiglia. Eufemisticamente parlando, è stata la natura biologica a decidere che fra l'uomo e la donna, fosse la donna a portare avanti una gravidanza e a causa di ciò e se non fosse rispettato ciò da tutte le donne, la specie non si evolverebbe e non si sarebbe evoluta quindi non saremmo qui a confrontarci quindi più che "patriarcato" qui si tratta semplicemente di rispettare le leggi della natura, dato che ne siamo assoggettati, inutile nascondersi dietro un dito. Il vero trucco è, agire, sentirsi libere di agire come se non esistesse! Non voglio avere figli? Va benissimo! Ma non li voglio avere per una decisione mia e no perché voglio ribellarmi ad un sistema che considero "superiore". 
Spesso sento femministe che criticano il modo di vestire delle altre donne in nome del femminismo. 
Le stesse persone non ironicamente potrebbero dire: « Non puoi vestirti così! Non è femminista! Tu mi stai opprimendo! Tu ti stai opprimendo! Basta! » (rivolto sia alla donna nuda che quella con il burqa)
Non sai che quando dici questo genere di cose, in pratica stai dicendo : « C'è uno specifico e ristretto modo di agire e vestire "giusto"...ed è quello confortevole per ME. » 
Ciò suona esattamente come il patriarcato secondo me.
Seppur una tipologia di femminismo è definita "femminismo autoritario" per non dire "nazifemminismo", la colpevole magari di tutto quest'astio generale è comunque una branca del femminismo che bisogna accettare così com'è dato che in questa branca rientrano anche stesse intellettuali del femminismo e non solo le ragazzette lasciate dal fidanzato che quindi "gli uomini sono tutti stronzi", NOP. E' come se un giorno a qualcuno prende la pazzia e decide che il proprio orecchio non gli piace e se lo taglia. È normale? Solo se sei Van Gogh. (Era una battuta, non incominciate a credere che credo che Van Gogh si sia tagliato l'orecchio perché non gli piaceva. Specifico perché non si sa mai il proprio interlocutore...). 
Ma vogliamo parlare di "femminismo intersezionale"? Va bene. Anche il "femminismo intersezionale" parla PRIMA DI TUTTO DI DONNE, è così difficile da accettare? Anche nel momento in cui ci si voglia spogliare di quelli stereotipi del femminismo della borghesia e ci si voglia occupare di donne di altre razze oppure della comunità lgbt+ non si difendono perché nere o lesbiche ma perché prima di tutto DONNE! 
Frauen aller Länder, vereinigt euch! 
Tutto ciò, questa voglia del femminismo di inglobare questioni in cui non c'entra, mi ricorda un parallelismo parecchio interessante, anche se può sembrarvi strambo, ovvero quello col Cristianesimo, venendo così al punto sul perché ho aggiunto "dal metodo cristiano" nel sottotitolo. 
Non so se insieme alla storia del femminismo qualcuno abbia studiato davvero la storia del Cristianesimo, ovvero che il Cristianesimo si è espanso così tanto perché per prima cosa si pensava agli emarginati, stessa cosa che oggi ha tanta voglia di fare il femminismo che mette bocca anche dove non c'entra un fico. 
Uccidono un uomo? E' femminicidio perché è stato ucciso per difendere una donna. Eh?
Ma siete usciti pazzi o...?
Il Cristianesimo, essendo una religione, ha avuto motivi legati alla fede per cui agire in questa maniera ma ormai non siamo più nell'avanti Cristo, quindi credo ci siano modi più intellettuali, incisivi e utili per portare avanti una causa.

Concludo sottolineando che spero non sia passato il messaggio che non sopporto chi si definisce femminista perché ovviamente non è assolutamente così e fa parte della sua esperienza personale credere che ancora le donne hanno bisogno di vedere i loro diritti difesi, ma che sia passato semplicemente il messaggio che io non voglio e non ho la necessità di definirmi femminista e chi la pensa come me non lo fa perché è uno "sporco maschilista" che ha "paura del patriarcato" ma perché ha modi di pensare diversi.

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